APRILE 2010

50.000 VISITE

Un traguardo anche questo che non ci ferma nella nostra attività e che invece ci obbliga ad andare avanti. Il visitatore numero 50.000 si è collegato dall'Italia, col sistema Umts, con Vista e Internet Explorer 7 alle 12.02. Affettivamente mi piace sottolineare che il visitatore n. 49.999 si è collegato dal Politecnico di Torino alle ore 11.47; sistema operativo Firefox, browser Windows 7.


Tangenziale est, le varie ipotesi di reato formulate nei confronti dei dieci indagati

DENUNCIATI 10 AMMINISTRATORI DELLA PROVINCIA DI VIBO VALENTIA.

CHIESTI DANNI PER 7 MILIONI DI EURO.

La famigerata Tangenziale Est  (la strada che ha rovinato la nostra Costiera e che sta creando molta apprensione nella popolazione di Stefanaconi) è stata posta sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. A breve riproporremo il servizio lanciato stasera da RK. Speriamo che si faccia luce seriamente, e che il coraggio di Saverio Franzè, sindaco di Stefanaconi, serva a far luce su tutta la vicenda e a riportare un po' di serenità nella comunità stefanaconese. Battista Bartalotta

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Un percorso di 2700 metri compendio di colate di fango e grosse pietre

Una “paura” lunga 25 anni

La “storia infinita” di un’arteria viaria imponente

Di Stefano Mandarano – il Quotidiano del 28 aprile 2010

Con la notifica dei dieci avvisi di garanzia da parte della Guardia di Finanza che, coordinata dal Capo della locale Procura della Repubblica, contesta agli indagati reati che vanno dal disastro colposo alla frode in forniture fino al falso ideologico, si apre un ulteriore capitolo della tormentata e più che decennale storia della cosiddetta tangenziale est di Vibo Valentia, sfortunata opera nata dal genio visionario di chi la voleva “infrastruttura strategica” e finita col rappresentare un pozzo senza fondo di risorse pubbliche nonché un’oggettiva minaccia per il sottostante abitato di Stefanaconi. Parte dunque la fase giuridica, da più parti invocata, che dovrà accertare responsabilità e reati in ordine alla mancata realizzazione di un’opera che in un lasso di tempo di 25 anni ha messo a dura prova una porzione di territorio già caratterizzata da un elevato dissesto idrogeologico, certificato con il codice R4 nel Piano di assetto idrogeologico regionale del 2001.

Una storia tortuosa, dicevamo, quella della grande incompiuta, i cui lavori di progettazione risalgono ai primi anni ‘80 è che ha visto posare la sua prima pietra nel 1985, assorbendo in questo ampio lasso di tempo più di sette milioni e mezzo di euro. Fu la Provincia di Catanzaro, allora competente, a dare l’ok alla sua rea1izzazione immaginando per essa un ruolo di raccordo tra lo svincolo autostradale di Vibo Valentia - Sant’Onofrio e la zona industriale del capoluogo al fine di bypassare il traffico, specie pesante, dal centro cittadino. Apparve però evidente che il territorio scelto per collocare il collegamento veloce, ovvero il ripido declivio che dalla sommità della collina dominata dal castello Normanno-Svevo di Vibo scende verso Stefanaconi, era poco adatto allo scopo, tant’è vero che i lavori subirono nel tempo diversi intoppi anche a causa delle numerose frane secolari che tuttora interessano il tracciato. Condizioni geo-morfologiche che richiesero, quindi, ulteriori impegni finanziari nel vano tentativo di mettere in sicurezza l’area. Così nel 1997 venne sottoscritto un accordo di programma tra la provincia di Vibo Valentia e i comuni di Stefanaconi e Vibo per la ripresa dei lavori e per la realizzazione delle necessarie opere di contenimento. Ancora, nel 2004, venne avviato presso la Prefettura del capoluogo un tavolo di concertazione a cui parteciparono l’Autorità di bacino regionale, gli assessorati regionali ai Lavori pubblici e alla Protezione civile, la provincia e i due comuni interessati, al fine di “concordare interventi per la messa in sicurezza dell’area collinare limitrofa alla Provinciale 15 e alla Tangenziale est”.

In quell’occasione gli enti si impegnarono ad intervenire, ognuno per la parte di propria competenza, al fine di garantire i provvedimenti necessari. Il tutto per una previsione di spesa di circa 4 milioni e 650 mila euro di cui solo una parte furono successivamente impiegati. Tra intoppi burocratici e lungaggini di varia natura, si arriva ai giorni nostri quando sulla costruenda arteria è possibile fotografare una situazione apocalittica.

Lungo i circa 2700 metri della sede stradale, che ne misura quasi venti di larghezza, è tutto un compendio di colate di fango  e grosse pietre, fossi di scolo ostruiti dalle frane, reti di contenimento squarciate e gabbioni travolti dalla terra. E con questa spada di Damocle in bilico sulla testa hanno vissuto negli ultimo vent’anni gli abitanti di Stefanaconi imparando a fare i conti con le frequenti chiusure della provinciale che collega il piccolo centro con Vibo e con il pericolo di caduta massi che imperversa su quella strada. Quegli stessi massi che oggi ricompaiono nello stralcio della relazione tecnica, disposta dalla Procura, che la Prefettura ha inviato, il 27 gennaio scorso, al presidente della Provincia e ai sindaci dei Comuni di Vibo e Stefanaconi in cui si paventa il «rischio oggettivo per le abitazioni insistenti sotto la parte nord della tangenziale, a seguito di un calcolo sulla probabilità di impatti di massi contro muri di case».

E non a caso nella nota diffusa dalla Gdf dopo la notifica dei dieci avvisi, un passaggio centrale chiarisce che “a seguito di perizie tecniche eseguite da esperti nominati dall’autorità giudiziaria è emerso un serio ed attuale pericolo di frana per l’abitato sottostante, ricadente nel comune di Stefanaconi”. Come dire: i timori che da queste parti in molti coltivavano da tempo, ricevono oggi una legittimazione autorevole ed una valenza giudiziaria. Un primo passo verso la risoluzione di un grave ed annoso problema il cui epilogo non può però prescindere dal considerare opportunamente il futuro di quest’opera che anche qualora vedesse il completamento di questo primo lotto, andrebbe ad infrangersi contro la già precaria strada provinciale Stefanaconi – Vibo e da lì su via Boccioni attualmente, neanche a dirlo, chiusa causa frana.

Per il suo definitivo completamento e per una sua efficace entrata a regime, serviranno ancora ingenti quantità di denaro pubblico di cui dovrebbe farsi carico il comune di Vibo. Anche su questo aspetto occorrerà usare tutte le garanzie del caso al fine di evitare che per la tangenziale est, come titolavamo qualche tempo addietro da queste colonne, si tratti davvero di “una storia infinita”.


Tangenziale est, le varie ipotesi di reato formulate nei confronti dei dieci indagati

I tecnici con le loro condotte avrebbero contribuito a cagionare dissesti provocando pericolo alle persone.    

di Marialucia Conistabile, Gazzetta del Sud del 29 aprile 2010

 

L’operazione “Cassandra” condotta da Procura e Guardia di finanza ha di fatto posto un punto fermo sulle complesse vicende legate alla Tangenziale est, divenuta nel tempo il simbolo di un disastro annunciato. Non a caso l’operazione è stata denominata “Cassandra”, anche se rispetto alla figlia di Priamo — che presagiva sventure ma era condannata a rimanere inascoltata — le voci delle tante cassandre che negli anni si sono alzate sulla pericolosità della strada, hanno trovato orecchie attente.

Insomma un sequestro che era nell’aria e che si è concretizzato martedì con la notifica del decreto di sequestro preventivo d’urgenza dell’intero tracciato della Tangenziale e della collina sovrastante e di dieci avvisi di garanzia. I reati ipotizzati dal procuratore Mario Spagnuolo e dal sostituto Santi Cutroneo nei confronti dei dieci indagati vanno dal disastro colposo alla frode in forniture, dal mancato collocamento di segnali e ripari al falso ideologico.

Al vaglio dei magistrati vi è ancora, nonostante il provvedimento eseguito in via d’urgenza, la copiosa documentazione frutto dell’inchiesta condotta dai militari della Compagnia della Guardia di finanza, che ha riguardato tre appalti per un importo complessivo di 7 milioni e 5O9mila euro. Esame ai termine del quale sarà inoltrata al gip la richiesta di Convalida del sequestro.

A raggiungere gli avvisi di garanzia sono stati 6 dipendenti provinciali: l’ing. Giuseppe Teti; il geometra Leoluca Greco; gli architetti Rachele Bruni e Maria Giovanna Conocchiella; l’ing. Gianfranco Comito e il geometra Carmine Armellino. Assieme a loro indagati pure: Iginio Carmine Lista, geometra, legale rappresentante della Lista Appalti srl, per la quale ha eseguito tutti i lavori della Tangenziale; Rocco Foti, rappresentante della Consoter srl, impresa esecutrice dei lavori per la messa in sicurezza della collina che sovrasta la Tangenziale; Luigi Ciambrone, procuratore speciale di una ditta individuale impegnata a eseguire i lavori di segnaletica (orizzontale e verticale) degli svincoli di Sant’Onofrio e Stefanaconi; Ezio Massimo Ceravolo, geologo.

In particolare all’ing. Teti viene contestato di aver redatto il progetto esecutivo dell’opera «in modo non adeguato alla conformazione idrogeologica del terreno, sia con colpa che recava la previsione che, con le false attestazioni sui lavori (falsa attestazione degli stati di avanzamento, certificati di ultimazione e relazioni tecniche che erano stati eseguiti a regola d’arte) e con l’avallo della frode in pubbliche forniture (dopo accordo con il direttore dei lavori — deceduto — e con i rappresentanti delle imprese esecutrici dei lavori) — scrivono i magistrati—ne sarebbero potute derivare conseguenze del tipo di quelle poi verificatesi, così cagionando, anche con la propria condotta, le frane, gli smottamenti e i dissesti verificatisi e documentati negli atti, nonché provocato pericolo per l’incolumità delle persone». Al professionista, altresì, viene contestato di aver omesso di collocare sulla strada segnali e dispositivi di sicurezza.

Analoga tipologia di reati viene ipotizzata nei confronti del geometra Greco, del geometra Lista e di Foti, con la variante, per questi ultimi due, di aver commesso la frode previa intesa con il direttore dei lavori e con i dipendenti dell’amministrazione provinciale addetti alla progettazione e al controllo dei lavori sulla Tangenziale est. Relativamente alla posizione di Ciambrone, invece, l’ipotesi di reato consiste nell’aver omesso di collocare segnali e dispositivi di sicurezza, di aver, d’intesa con Teti e Greco, falsamente attestato nel certificato di ultimazione dei lavori (2 febbraio 2007), che gli stessi “erano stati eseguiti a regola d’arte e in conformità ai progetti tecnici e ai contratti di appalto”. E ancora nei confronti degli architetti Bruni e Conocchiella, dell’ing. Comito, del geometra Armellino e del geologo Ceravolo, il reato ipotizzato è di aver redatto il progetto esecutivo dell’opera «in modo non adeguato alla conformazione idrogeologica del terreno», così cagionando, anche con le loro condotte «le frane, gli smottamenti e i dissesti verificatisi e documentati negli atti, nonché di aver provocato un pericolo per l’incolumità delle persone».

Custode giudiziario dell’area posta sotto sequestro è stato nominato, in ragione della carica rivestita, l’attuale presidente della Provincia Francesco De Nisi, al quale è stato imposto l’obbligo di procedere alla messa in sicurezza dell’intero sito (su parte dello stesso gli interventi in tal senso erano già in atto da parte della Provincia) e di cautelare gli svincoli di Sant’Onofrio e Stefanaconi con adeguate misure ritenute idonee a impedire l’accesso e la circolazione dimezzi e persone.


Il presidente interviene sul sequestro della Tangenziale Est: finalmente si potrà fare chiarezza sulle procedure seguite in passato.

De Nisi mette al riparo la sua amministrazione

“Noi abbiamo proceduto solo all’appalto dei lavori per la messa in sicurezza di parte dell’area”

di Nicola Lopreiato (Gazzetta del Sud – 28 aprile 2010)

Prima un accurato sopralluogo lungo il tragitto della Tangenziale Est per apporre i sigilli e delimitare l’intera area con nastro bianco e rosso, poi nella sede dell’Amministrazione provinciale, in contrada Bitondo, per notificare l’atto di sequestro preventivo, effettuato in via d’urgenza, firmato dal procuratore capo Mario Spagnuolo e dal sostituto Santi Cutroneo. E stata una giornata piuttosto intensa quella di ieri per gli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale. Le indagini, al termine di una serrata attività investigativa, hanno portato a mettere le mani su tre appalti indetti negli anni passati dall’Amministrazione provinciale per un importo complessivo di 7 milioni 5O9 mila euro.

I lavori però non hanno prodotto né il completamento dell’opera, nonostante la progettazione risalga agli anni Ottanta, e tantomeno alla messa in sicurezza dell’importante infrastruttura, al punto da determinare pericoli anche per il centro abitato di Stefanaconi per via di continui smottamenti. Sono stati pertanto ipotizzati alcuni reati che vanno dal disastro colposo alla frode in forniture, dal

mancato collocamento di segnali e ripari, al falso ideologico.

Indagati dieci tecnici, tra loro sei dipendenti dell’amministrazione provinciale: l’ing. Francesco Giuseppe Teti, il geometra Leoluca Greco, gli architetti Maria Giovanna Conocchiella e Rachelina Bruni, il geometra Carmine Armellino e l’ing. Gianfranco Comito. Sotto inchiesta anche il geologo Ezio Massimo Ceravolo (incaricato dalla società Lista Srl a redigere la relazione geologica) e insieme a lui tecnici e titolari di impresa: il geometra Iginio Carmine Lista (Lista Appalti Srl), Rocco Foti (Consoter Srl) e Luigi Ciambrone (C.G. Strade di Ciambrone)

La Procura ha nominato quale custode giudiziario, in ragione della carica rivestita, l’attuale presidente della Provincia, Francesco De Nisi, cui è stato imposto l’obbligo di procedere alla messa in sicurezza dell’intero sito nonché cautelare gli svincoli di Stefanaconi e Sant’Onofrio con adeguate misure ritenute idonee ad impedire l’accesso e la circolazione di mezzi e persone.

Una problematica quella del sequestro della Tangenziale Est sulla quale il presidente De Nisi ha tenuto subito puntualizzare: “Va precisato, innanzitutto, che quella della Tangenziale Est è una vicenda che risale ad anni precedenti all’insediamento di questa Amministrazione. L’iniziativa dell’autorità giudiziaria giunge comunque opportuna al fine di fare finalmente chiarezza sulle procedure seguite a livello tecnico e amministrativo per la realizzazione di un’opera che si configura come un vero e proprio scempio ambientale. Per quanto ci riguarda — ha aggiunto De Nisi che mette al riparo da responsabilità la sua gestione — devo soltanto ricordare che questa Amministrazione ha già proceduto all’appalto dei lavori per la messa in sicurezza di parte dell’area interessata, al fine di scongiurare pericoli per la popolazione di Stefanaconi e delle aree adiacenti. In ogni caso, confidiamo nella Regione affinché ci assegni le risorse programmate per il completamento dell’opera. La tutela del territorio e la sicurezza dei cittadini sono state fin dall’inizio della nostra gestione le due maggiori priorità e in tale direzione abbiamo costantemente profuso il massimo impegno. Abbiamo sempre agito con questo obiettivo e continueremo a farlo”.

In passato il sindaco di Stefanaconi, Saverio Franzè, aveva richiamato l’attenzione degli organismi competenti sui pericoli che la Tangenziale rappresenta per l’abitato del piccolo centro, soprattutto alla luce di smottamenti e caduta massi. «Per la cecità delle amministrazioni che ci hanno preceduto ci troviamo — aveva sottolineato Franzè — senza Tangenziale e con una collina che rischia di franarci addosso ma nello stesso tempo senza alcuna possibilità concreta di sviluppo».

 

“Operazione Cassandra”. Sequestrata la tangenziale est.

Disastro colposo. Dieci indagati

La Procura di Vibo notifica avvisi di garanzia a funzionari dell’ente, imprese e a un geologo.

Di GIANLUCAPRESTIA (Il Quotidiano – 28 aprile 2010)

“CASSANDRA”. E’ questo il nome dato all’operazione condotta dalla procura della Repubblica di Vibo e dal personale della Guardia di Finanza del capoluogo di provincia che ha portato al sequestro della Tangenziale Est, l’imponente opera viaria che nelle intenzioni dovrebbe far decongestionare il traffico della città e i cui lavori, previsti addirittura fin dal 1985, a tutt’oggi sono fermi, e all’iscrizione nel registro degli indagati di dieci persone tra funzionari, dipendenti e tecnici dell’amministrazione provinciale di Vibo; legali rappresentanti delle imprese esecutrici dei lavori e di un geologo. I reati contestati vanno dal disastro colposo alla frode in forniture (quindi illeciti nel settore degli appalti pubblici), l’omesso collocamento di segnali e ripari nonché falso ideologico, tutti perpetrati in concorso tra loro.

Un’inchiesta, questa condotta dal sostituto procuratore Santi Cutroneo, che se da un lato certifica ulteriormente l’attenzione dell’Ufficio del procuratore capo di Vibo, Mario Spagnuolo, in tema di sicurezza del territorio e rispetto delle norme sull’abusivismo, dall’altro testimonia come, a parere della stessa Procura, l’opera per la quale fino ad oggi sono stati spesi 7.500.000 di euro, e i cui interventi non sono stati ultimati e sono causa pericolosa. Lo stesso Spagnuolo ha, infatti, parlato di «gravi rischi per l’incolumità pubblica».

In particolare, le investigazioni della Gdf, che ieri ha acquisito incartamenti e documentazione varia presso gli uffici della Provincia, sono state condotte su tre appalti d’importo complessivo pari, come detto, a 7.509.000 di euro (circa 15 miliardi delle vecchie lire) all’esito delle quali è stata accertata una frode pubblica posta in essere da appartenenti all’amministrazione provinciale, in concorso con i legali rappresentanti delle imprese esecutrici dei lavori, consistente nell’aver “documentato formalmente, la realizzazione dell’opera, al fine di giustificare, contabilmente, i costi sostenuti senza giungere all’effettiva realizzazione dell’importante infrastruttura viaria. Al contempo, non si era provveduto alla messa in sicurezza delle opere, ciò in danno dell’interesse pubblico a vantaggio di privati imprenditori aggiudicatari degli appalti.

L’importante opera viaria doveva, come detto, servire i Comuni di Vibo Valentia, Stefanaconi e Sant’Onofrio, quale collegamento diretto con la Salerno-Reggio Calabria e la Satale 18, al fine di snellire il traffico di autovetture e mezzi pesanti. Inoltre, a seguito di perizie tecniche eseguite da esperti nominati dall’Autorità giudiziaria è emerso un serio ed attuale pericolo di frana per l’abitato sottostante, ricadente nell’area nord del comune di Stefanaconi. Col passare degli anni, infatti, si erano verificati numerosi crolli che avevano seriamente messo in pericolo gli automobilisti che transitavano lungo la contigua strada provinciale che congiunge Vibo Valentia proprio a Stefanaconi.

Per scongiurare conseguenze ben più gravi la Procura ha emesso, ieri mattina, un decreto di sequestro preventivo, effettuato in via d’urgenza, dell’intero sito nonché della collina sovrastante, proceduto, contestualmente, a nominare quale custode giudiziario, in ragione della carica rivestita, l’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia, cui è stato imposto l’obbligo di procedere alla messa in sicurezza dell’intera area nonché di cautelare gli svincoli di Stefanaconi e Sant’Onofrio con adeguate misure ritenute idonee ad impedire l’accesso e la circolazione di mezzi e persone.

Dieci, come detto gli avvisi di garanzia: sei emessi nei confronti di funzionari, dipendenti e tecnici dell’amministrazione provinciale di Vibo; tre nei confronti dei legali rappresentanti delle imprese esecutrici dei lavori e uno a carico del geologo che aveva effettuato la relazione tecnica preliminare per conto della Provincia di Vibo Valentia.

Gli indagati. Questo l’elenco delle persone iscritte nel registro degli indagati: Francesco Teti, 58 anni (ingegnere, dipendente della Provincia e funzionario in caricato del collaudo); Leoluca Greco, 47 anni (geometra, dipendente della Provincia, direttore dei lavori per la messa in sicurezza della collina sovrastante la strada); Carmine Iginio Lista, 60 anni (geometra e legale rappresentante de1la società ListaAppalti Sri, ha seguito materialmente per l’impresa tutti i lavori); Rocco Foti, 67 anni (legale rappresentante della società Consorter Sri, impresa esecutrice degli interventi per la messa in sicurezza della collina redigendo il certificato di ultimazione degli stessi del 2 aprile 2009); Luigi Ciambrone, 43 anni (procuratore speciale della ditta individuale “C.G. Strade di Ciambrone Gianfranco”, impresa esecutrice dei lavori riguardanti la segnaletica); Rachelina Bruni, 53 anni(architetto nonché dipendente della Provincia e tecnico incaricato nella redazione dei progetti relativi alla realizzazione della Tangenziale Est); Maria Giovanna Conocchiella, 43 anni (architetto e dipendente della Provincia nonché tecnico incaricato nella redazione dei progetti relativi alla costruzione dell’opera); Carmine Armellino, 45 anni (geometra e dipendente della Provincia nonché tecnico incaricato nella redazione dei progetti relativi alla costruzione dell’opera); Ezio Massimo Ceravolo, 42 anni (geologo, ha effettuato nel luglio 2001 lo studio della collina su incarico della società Lista Sri); Gianfranco Comito, 52 anni (ingegnere e dipendente della Provincia, tecnico incaricato nella redazione dei progetti relativi alla costruzione dell’opera nonché responsabile del procedimento).

De Nisi: “L’inchiesta serva a fare chiarezza”

Spagnuolo: “Il rischio di una frana minacciava  il paese di Stefanaconi”

 

«Il sequestro della tangenziale est di Vibo Valentia è stato disposto perché c’erano gravi rischi per l’incolumità pubblica». Lo ha detto il Procuratore Spagnuolo, circa il sequestro dell’indagine che riguarda l’arteria stradale vibonese. «Questa indagine - ha aggiunto – rientra nell’ambito di una serie di attività che la Procura di Vibo Valentia sta facendo per la tutela del territorio.

Dagli accertamenti che abbiamo effettuato è emerso che c’era il rischio di una frana che minacciava il comune di Stefanaconi. Il Presidente della Provincia è stato nominato custode giudiziario e dovrà mettere in sicurezza l’opera». «Il nostro impegno — ha concluso Spagnuolo – va avanti nonostante le gravi carenze di organico che ci impediscono di ampliare la nostra attività».

DeNisi. Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente della Provincia, Francesco De Nisi, il quale ha affermato che «quella della Tangenziale est è una vicenda che risale ad anni precedenti all’insediamento di questa amministrazione. L’iniziativa dell’Autorità giudiziaria giunge comunque opportuna al fine di fare finalmente chiarezza sulle procedure seguite a livello tecnico e amministrativo per la realizzazione di un’opera che si configura come un vero e proprio scempio ambientale». De Nisi ha aggiunto che “per quanto ci riguarda, devo soltanto ricordare che questa Amministrazione ha già proceduto all’appalto dei lavori per la messa in sicurezza di parte dell’area interessata, al fine di scongiurare pericoli per la popolazione di Stefanaconi e delle aree adiacenti. In ogni caso, confidiamo nella Regione affinché ci assegni le risorse programmate per il completamento dell’opera. La tutela del territorio e la sicurezza dei cittadini sono state fin dall’inizio della nostra gestione le due maggiori priorità e, in tale direzione, abbiamo costantemente profuso il massimo impegno. Abbiamo sempre agito con questo obiettivo e continueremo a farlo».

 

Il sindaco di Stefanaconi in prima linea nella vicenda

“Un costante pericolo per la mia comunità”

La vicenda della tangenziale est è stata a lungo oggetto di denunce giornalistiche da queste colonne, ma un segnale chiaro in direzione di una vera e propria “operazione verità” sull’infrastruttura era venuto, il 22 aprile 2009, anche dal fronte istituzionale per mezzo del sindaco di Stefanaconi Saverio Franzè il quale depositava, in quella data, un esposto denuncia presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia chiedendo «l’individuazione dei responsabili del disastro e del relativo spreco di denaro pubblico; l’attivazione di misure risarcitone da parte del ministero dell’Ambiente, ovvero dell’amministrazione provinciale di Vibo, nei confronti del comune di Stefanaconi; l’attivazione di misure ripristinatorie finalizzate alla messa in sicurezza del territorio - richiedendo inoltre – la realizzazione di un collegamento alternativo rispetto alla provinciale Vibo-Stefanaconi i cui rischi sono conseguenza diretta dei lavori della tangenziale”.

Franzè ebbe modo di definire, in quella circostanza, la situazione ingenerata dai lavori della tangenziale est “una sciagurata devastazione ambientale seconda solo al terremoto del 1908”.

Concetti che ha ripreso il 25 febbraio scorso durante una conferenza stampa convocata presso il comune all’indomani dell’avvio dell’inchiesta del Procuratore Mario Spagnuolo. Anche in quell’occasione, davanti alla stampa, Franzè parlò di «una follia progettuale che esponeva a seri rischi la comunità di Stefanaconi».

Oggi il primo cittadino preferisce non commentare la notifica dei dieci avvisi di garanzia: «aspetto di saperne di più» chiarisce, precisando di essersi limitato a fare tutto ciò che era nelle sue prerogative per garantire l’incolumità dei propri concittadini. «Ho fatto - ha spiegato al cronista - tutto quello che mi sentivo in dovere di fare e ciò che era doveroso fare. Solo il mio dovere. Di fronte ad un pericolo per la mia comunità ho cercato di agire nell’interesse della stessa assumendomi le mie responsabilità per non essere, rispetto ad una situazione di profondo dissesto ambientale che la mia amministrazione ha ereditato, partecipe di quella situazione”.

 


Ieri la sorprendente deposizione del luogotenente dei carabinieri di Sant’Onofrio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro

“Eliminarono Penna e si ripulirono a casa di Foti”

Da “La Gazzetta del Sud” del 28 aprile 2010

E’ stata un’udienza piuttosto accesa quella che s’è svolta ieri davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, nell’ambito del processo per la scomparsa di Michele Penna. Ad accendere gli animi tra il pm Boninsegna, gli avvocati della difesa (avv. Salvatore Staiano e avv. Michelangelo Miceli) e la parte civile (avv. Fabio Repici) è stata la deposizione del luogotenente dei carabinieri di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro, ammesso dalla Corte d’Assise a riferire in merito ad alcune circostanze apprese da Maria Teresa Lopreiato, sorella di Antonino Lopreiato, ucciso la sera del 8 aprile 2008. Il luogotenente rispondendo alle domande del pm ha detto che la signora Lopreiato aveva appreso da Francesca Foti che ad uccidere Penna sarebbe stato suo fratello (Salvatore Foti, scomparso il 14 dicembre 2007). Secondo quanto appreso dal luogotenente l’eliminazione di Penna sarebbe scaturita dal danneggiamento subito (con colpi di pistola contro il portone) da Salvatore Foti. Inoltre, secondo quanto riferito in aula dal luogotenente Cannizzaro, la signora Lopreiato avrebbe appreso sempre dalla Foti, che il giorno in cui scomparve Penna, i presunti responsabili del delitto sarebbero andati a casa di Francesca Foti a fare la doccia e cambiarsi i vestiti, che furono raccolti dal marito Maurizio Sacchinelli e nascosti nel furgone del pane.

Altro particolare sul quale il luogotenente ha riferito riguarda la testimonianza di Nicola Arcella e Rosaria Cugliari, coinvolti nell’incidente con la Fiat Uno, il giorno in cui Penna molto probabilmente fu sequestrato. Secondo la versione di Francesca Foti entrambi avevano mentito, perché non corrisponderebbe al vero che Giovambattista Bartolotta (fratellastro di Arcella) aveva trovato un biglietto minaccioso nella sua auto per indurre il fratello a stare zitto. Sempre secondo quanto riferito dalla Foti alla Lopreiato, a minacciare il Bartolotta sarebbe stato Salvatore Foti, perché Arcella e Cugliari quel giorno avrebbero visto bene che alla guida della Fiat Uno c’era il lavagista Andrea Foti e sul sedile posteriore Salvatore Foti. Così come quella Fiat Uno era seguita da un’altra auto.

Altro particolare raccolto dalla Lopreiato, sempre dal luogotenente Cannizzaro, è che a Stefanaconi in quel periodo si era venuto a formare un gruppo che faceva capo ad Antonio Emilio Bartolotta, oggi il principale imputato nel processo in Corte d’Assise, mentre Francesca Foti e il marito Maurizio Sacchinelli rispondono di favoreggiamento. Si tornerà in aula il 27 maggio, ma in questo caso l’udienza si svolgerà nell’aula di via Paglia.

 

Nel processo in Corte d’Assise contro Emilio Bartolotta per l’omicidio di Michele Penna

Sentito nuovamente il maresciallo Cannizzaro

Di Domenico Mobilio – il Quotidiano del 28 aprile 2010

 

NUOVA udienza davanti alla Corte di assise di Catanzaro del processo per l’omicidio di Michele Penna, il trentenne assicuratore di Stefanaconi, ucciso il 19ottobre 2007 e il cui corpo non è stato più trovato.

Imputato principale nel processo è Emilio Antonio Bartolotta, 33 anni, pure lui di Stefanaconi chiamato a rispondere di omicidio aggravato, di occultamento di cadavere e di violazione della legge sulle armi. Un altro imputato, Andrea Foti di 31 anni, è stato condannato a 16 anni col rito abbreviato circa un anno fa. Altri imputati i coniugi Maurizio Sacchinelli, 40 anni e Francesca Foti di 35 accusati di favoreggiamento personale, difesi entrambi dall’avvocato Michelangelo Miceli.

L’udienza di ieri è stata contrassegnata da due fatti importanti che fanno pensare come i giudici cerchino di acquisire tutti gli elementi utili  per arrivare ad un verdetto sul quale non pesi la minima ombra del dubbio. E’ stato perciò risentito il luogotenente dei carabinieri Sebastiano Cannizzaro (era stato già ascoltato alla seconda udienza, il 27 maggio dell’anno scorso), che molti meriti ha avuto nelle indagini che hanno portato alla individuazione dei presunti assassini e loro favoreggiatori, sui quali si dovranno ora pronunciare i giudici.

Cannizzaro ha fatto un resoconto di quanto riferitogli da uno dei testimoni più importanti, Maria Teresa Lopreiato, su alcune circostanze riferite a sua volta da Francesca Foti. Il difensore di Bartolotta, avvocato Salvatore Staiano, si è battuto tenacemente perché il sottufficiale dei carabinieri non deponesse una seconda volta, ma la corte ha rigettato la richiesta pur sostenuta da tutta una serie di motivazioni. Altro fatto importante il conferimento che la Corte ha affidato ad una sua consulente (il professor Romito dell’Unical) per la trascrizione di alcune intercettazioni ambientali, avvenute in data successiva alla morte di Michele Penna, che finora sono state ritenute “incomprensibili” e come tali inutilizzabili.

La decisione della Corte non ha trovato alcun ostacolo dalle parti, che oltre ai citati difensori degli imputati, sono rappresentate da Giampaolo Boninsegna per la pubblica accusa e come parte civile dagli avvocati Fabio Repici per i genitori e i fratelli della vittima, e Giuseppe Barbuto per il Comune di Stefanaconi.

La prossima udienza è stata fissata per giovedì 27maggio quando sarà sentito il consulente della Corte, nonché anche i consulenti del pm e dell’imputato Emilio Bartolotta.


Anche il Five Soccer Stefanaconi è nei play-off

di Saverio Mandarano

ADESSO E' UFFICIALE ...... DISPUTEREMO I PLAY OFF !!!!!!! RISULTATO DA CONDIVIDERE CON TUTTI I COMPONENTI DELLA ROSA , UN GROSSO PLAUSO VA AL NOSTRO PRESIDENTE CHE SIN DALL'INIZIO A CREDUTO IN QUESTO NUOVO PROGETTO , SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE STATO UNO DEI PROMOTORI DI QUESTA SOCIETA' CHE SICURAMENTE HA SAPUTO SUPERARE... MOMENTI DIFFICILI DIMOSTRANDO DI AVERE NELLE PROPIE FILA PERSONE CAPACI E COMPETENTI DIMOSTRANDO A QULCUNO CHE A VOLTE NEL CALCIO COME NELLA VITA QUOTIDIANA BISOGNA CHE CI SIA DIALOGO CON LE PERSONE E SE SERVE A VOLTE METTERSI DA PARTE, NON E' SEMPRE UNA SCONFITTA ANZI!!!!


Cliccate qui per vedere i filmati girati durante la manifestazione di sabato in ricordo dei morti sul lavoro di Stefanaconi.


Cliccate QUI per vedere e leggere tutto ciò che riguarda il Consiglio comunale aperto che si è svolto

il 9 marzo 2010.


Lo Stefanaconi Calcio a 5 va nei play-off

di Michele Lopreiato

Con la vittoria di misura 1-3 fuori casa,al Palacorvo di CZ,i Leoni giallo rossi chiudono la loro stagione al secondo posto affiancati dal Filadelfia Futsal.
Dopo il piccolo incidente di percorso,causa derby,i ragazzi di Dal Pozzo si rialzano e finiscono alla grande il girone di ritorno,che li ha visti protagonisti assoluti ed indiscussi con ben 9 vittorie 2 pareggi ed una sola sconfitta che però rimane in casa. Un campionato disputato sempre ai vertici della classifica che ha visto i Leoni,mai battuti fuori casa a conferma di un gruppo solido e granitico,formato per la maggiore quest'anno a partire dalla dirigenza e quasi tutti i giocatori. Onori al merito al nostro Capitano Antonio Mandarano che pur non realizzando i numerosi goal della passata stagione ha dato prova di spirito di sacrificio ed affiatamento ala maglia.
Magnifica la stagione di Defina che alle prime armi con il calcio a 5 si è dimostrato di essere uno dei centrali difensivi più forti e carismatici della serie D. Un grazie particolare ai ragazzi che vengono da altri paesi, Marco, Danilo, Gianfranco, Mariolino e zio Peppe che hanno sempre seguito la squadra dando l'esempio a molti altri e dimostrando che con l'affiatamento e il duro lavoro si ottengono buoni risultati.
Grazie al nostro mister Sergio Dal Pozzo che pur tra mille impegni ha seguito la squadra sempre e comunque dando una seria impronta da vero professionista in questo settore.
Grazie soprattutto ai ragazzi che hanno avuto meno spazio di altri ma che non ostante ciò sono sempre stati presenti senza fiatare e senza dare disturbo alcuno all'operato di tutti.
Grazie a Mario (zorro),senza i suoi continui borbottare non avremmo saputo con chi prendercela.
Un Grazie di cuore a tutti i tifosi che ci hanno sostenuto dall'inizio alla fine dandoci molti consigli utili che in un modo o nell'altro abbiamo colto e cercato di salvare il salvabile.
Il nostro GRAZIE maggiore và al nostro presidente Pino Defina, persona veramente molto attaccata alla squadra e ai propri ragazzi, quasi, anzi meglio dei propri figli,non facendo mai mancare nulla dalle minime cavolate alle cose più serie,sempre pronto ad ascoltare le lamentele dei ragazzi che si sa in una stagione intera è inevitabile che ci siano,sempre pronto a ricompattare il gruppo,con i suoi modi di fare a volte buffi e bizzarri,ma spesso e volentieri molto efficaci.
Ora però il campionato non è ancora finito,quest'anno si fanno i Play-Off evento storico per lo Stefanaconi c5 e per la Stefanaconi tifosa.
Quindi si riaccendono i riflettori,Sabato si ricomincia,i ragazzi di Defina saranno impegnati nell'andata dei Play-Off a Filadelfia contro il Filadelfia Cup squadra di tutto rispetto e molto ben organizzata.
Mi raccomando fate l'ultimo sforzo e accorrete con noi numerosi a Filadelfia per sostenere questi ragazzi che meritano di sapere che i propri tifosi gli stanno vicini.

QUINDI SABATO 1 MAGGIO TUTTI A FILADELFIA PER TIFARE STEFANACONI C5.


Five Stefanaconi - Filadelfia Cup     4 - 6

Cavita CZ - Stefanaconi Calcio a5   1 - 3

Alla fine del campionato entrambe le squadre raggiungono il loro massimo obiettivo e cioè giocarsi i play off per accedere alla categoria superiore.
Dal risultato della partita Futsal Filadelfia - S. Elia sapremo l'abbinamento per i play off.
Attilio Bartalotta


Stefanaconi Calcio a5                 2

Five Soccer Stefanaconi              4

Derby della Costiera sottotono quello a cui abbiamo assistito oggi pomeriggio al Polivalente con una cornice di pubblico delle grandi occasioni; primo tempo decisamente agonizzante sotto il profilo del gioco, che nemmeno il momentaneo vantaggio dello c5 ha stuzzicato; secondo tempo iniziato subito con un atteggiamento diverso da parte del Five che nel giro di pochi minuti ha fatto pendere il piatto della bilancia del risultato e del gioco dalla sua parte, favorito anche da alcune scelte tecniche che hanno lasciato senza parole i tifosi pieni d'entusiasmo, da parte dell'allenatore.
Il risultato finale proietta entrambe le formazioni stafanaconesi verso i play off che ad una giornata dal termine del campionato dovrebbero essere acquisiti.
Niente da obiettare sulla conduzione arbitrale, favorita anche da un agonismo praticamente assente per un derby di alta classifica.
Attilio Bartalotta

 


LETTERA AI SANTONOFRESI LIBERI

Nell’ultimo libro “La Malapianta”, il sostituto procurato della DDA di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, scrive: "Della festa dell'Affrontata di Sant'Onofrio, alcuni collaboratori di giustizia hanno addirittura spiegato il codice simbolico. Portare a spalla la statua dell'Addolorata è un privilegio che spetta alla 'ndrangheta".
Da ieri a Sant'Onofrio non è più così!! Grazie alla fermezza e alla volontà di dire “basta” le regole del gioco sono cambiate: l’Affruntata è tornata e tornerà ad essere dei Santonofresi, di tutti i Santonofresi liberi.
Ma nel frattempo si spara e si intimidisce: il paese in cui abbiamo deciso di vivere, di far crescere i nostri figli sta morendo soffocato dalla violenza e dalla rassegnazione.
Ma non abbiamo più tempo; nemmeno tempo di avere paura!! E’ ora di alzare la testa. Se non vogliamo farlo per noi facciamolo almeno per i nostri figli: abbiamo il dovere di lasciare loro un paese libero, un paese de-ndranghetizzato.
Ora o mai più! Non avremo altre occasioni per venirne fuori! Rimanere indifferenti oggi significherà morire domani. Morire schiavi.
Diceva Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.
Sant’Onofrio ha voglia di camminare a testa alta, al fianco delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, a cui chiediamo di non essere lasciati soli proprio ora.
Nel silenzio assordante della politica, chiediamo aiuto al resto degli uomini e delle donne libere di Sant’Onofrio, delle Provincia di Vibo Valentia e della Calabria.
Chiediamo aiuto all’Italia, affinché a Sant’Onofrio non muoia la speranza di un’intera Nazione. La speranza di poter dire “Una volta c’era la ‘ndrangheta”.


Un po' di Stefanaconi nell'Ostensione della SINDONE a Torino

Le foto ritraggono la cappella della Sindone a Torino al cui recupero è impegnata, come tutti saprete, la LACHESI, l'azienda del nostro compaesano Domenico Lopreiato. E' un grande orgoglio per noi tutti veder svettare il nome Lachesi, unico soggetto non pubblico (il Ministero dei Beni Culturali, la Curia, il Comune di Torino, il Politecnico, etc) impegnato nel Progetto Guarini. Nelle foto a seguire si vede il telo, molto ben fatto, che alcuni alpinisti hanno collocato sul tamburo della Cappella. Il logo di Lachesi è visibile da dovunque nell’area dell’Ostensione a cui parteciperanno almeno 2 milioni di persone.

 

 

 


Futsal Filadelfia                8

Five soccer Stefanaconi 12

Brillante partita giocata da due squadre che non si sono risparmiate fino all'ultimo secondo: repentini cambiamenti di gioco che gli ospiti
hanno finalizzato senza sbagliare quasi niente in fase offensiva, mentre i padroni si sono dimostrati alquanto imprecisi nel finalizzare le azioni; 3 punti che rilanciano i ragazzi di Stefanaconi verso i play off che a questo punto sembrano un obiettivo che non possono fallire. E ora tutti in attesa del Derby della Costiera di sabato prossimo con la speranza che sia un'altra giornata di vero sport come lo fu all'andata.

Stefanaconi c5   9

Montesoro         3

Netta vittoria dei padroni di casa contro una formazione demotivata e priva di stimoli.
I play-off ormai sono cosa fatta per lo Stefanaconi C5 e la ciliegina sulla torta sarebbe una vittoria nel derby della prossima settimana. (Attilio Bartalotta)

 


Stasera, martedì 6 aprile, si è tenuto a Stefanaconi un Consiglio comunale aperto. Il tema è stato il ricordo delle vittime del sisma in Abruzzo, a un anno dal tragico evento, e le iniziative da intraprendere nel caso dovesse accadere qualcosa di analogo nel nostro paese. Tra il pubblico eravamo solo in tre ... DICASI ... 3 (cercherò di ...sintetizzare in post successivi ciò che si è detto).

Presenti 7 consiglieri di maggioranza e 4 di minoranza. Poi il segretario comunale e, come dicevo, 3 del pubblico (compreso il sottoscritto). Abbiamo osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del terremoto in Abruzzo.

Si è parlato del piano di evacuazione e della zona dove recarsi in caso di calamità. Recitato il mea culpa per ciò che NON si è fatto finora (tutte le amministrazioni precedenti) è emersa la volontà di attivarsi a divulgare le strategie da adottare in caso di calamità.

Al momento la zona da raggiungere è quella accanto alla chiesa di Pajeradi. Non sapevo che invece è già previsto un piano di evacuazione per 150 persone che abitano case poste su zone ad altissimo rischio idrogeologico. Vi informerò meglio in merito. So solo che queste famiglie dovrebbero essere ospitate, all'occorrenza, dagli edifici scolastici posti in piazza della Repubblica.