School Times: il giornale dei ragazzi stefanaconesi

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 Bruzzano Maria Assunta, 4° Liceo Scientifico - Vibo Valentia - sabato 1 marzo 2008

Discariche & Veleni

Ultimamente uno degli argomenti più trattati da giornali e TG è stato quello della “MONNEZZA” in Campania: ci siamo abituati a veder sfilare sullo schermo montagne e montagne di immondizia, soprattutto nei momenti meno opportuni (durante i pasti!). Poteva quest’ultimo fatto passare inosservato sotto gli occhi dei prof? No di certo, come dimostra questa ricerca! Con la professoressa Elisabetta Ingenito (insegnante di matematica e fisica nel triennio del corso F), ne abbiamo discusso molto nell’ambito fisico; abbiamo notato soprattutto che ci sono vari modi per smaltire l’immondizia, alcuni dei quali poco inquinanti e, cosa più importante, a costi relativamente bassi rispetto a quelli tradizionali.

La mia ricerca parla delle “DISCARICHE ABUSIVE”. Dopo aver cercato qualche notizia di carattere generale, ho approfondito l’argomento per quanto riguarda il territorio del mio paese.

Discariche abusive

Purtroppo esistono numerose discariche abusive (inquinanti e pericolose), non controllate, spesso connesse con attività mafiose (ecomafie).                                                                            L’articolo 192 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in materia ambientale) vieta "l’abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo", e "l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali o sotterranee". Chi non rispetti la norma è punito con sanzioni amministrative pecuniarie; invece la discarica abusiva vera e propria, ovvero l’attività di raccolta, trasporto, recupero , smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti senza autorizzazione (trattandosi in questo caso di un reato penale vero e proprio) è punito con l’arresto.

In Calabria sono 447 i siti di smaltimento di rifiuti non autorizzati; e anche l’estensione delle aree utilizzate come pattumiere a cielo aperto – 1.655 chilometri quadrati su un territorio che ne conta appena 15.080 – sono davvero    troppi.
Il numero delle discariche abusive è inferiore solo a quel 599 della Puglia e al 541 della Lombardia. Ugualmente negativo è il rapporto tra siti attivi (81) e non attivi (3667), così come la proporzione tra discariche bonificate (19) e non bonificate (428). 

Essendo l’argomento “ABUSIVO”, non sono riuscita a trovare molto materiale su cui lavorare; perciò, con l’aiuto del geologo Giuseppe Lococo, mi sono recata di persona sui territori dove giacciono delle discariche abusive.

Stefanaconi: 11 - 12 gennaio 2008

Località “San Soste”: sia la strada superiore che quella inferiore sono caratterizzate da cumuli di immondizia, che incorniciano un po’ tutto il luogo e particolarmente l’avvallamento che si trova tra la strada che dal paese porta fino alla vecchia cava. Qui si trovano soprattutto pneumatici di auto buttate nottetempo, anche se molte sono occultate dalla vegetazione che è cresciuta. Ma l’immondizia non comprende solo ruote; come per tutte le altre: frigoriferi, cucine e purtroppo batterie esauste in abbondanza. Questa discarica “è nata” circa due anni fa, ma, dalle parole di Giuseppe: “Il fatto è che appena una persona butta qualcosa in un posto come questo diventa subito un nucleo di espansione, perché la gente crede che è un posto dove poter sbarazzarsi del materiale inutile che si ritrovano in casa”. A San Soste c’è una piccola fontana: come intuibile è inquinata. Questa è formata da una falda acquifera molto superficiale, che perciò non ha la capacità di depurarsi dai diversi residui inquinanti, causati oltre che dalle infiltrazioni delle vicine discariche anche dall’uso dei fertilizzanti usati nei campi. Ho portato un campione di quest’acqua al tecnico del laboratorio di chimica: dalla sua analisi è risultato che nell’acqua sono presenti sostanze quali solfati, nitriti, cloruri, fosfati e ammoniaca: tutte sostanze presenti nei fertilizzanti come previsto oltre alle sostanze nocive che si infiltrano nel terreno a causa delle discariche.
Località “Gurniola” (tra la strada che congiunge Stefanaconi a S. Onofrio): questa (se è lecito dirlo) è la situazione peggiore che ho visto nella mia ricerca. Come per tutte le altre, l’avvicinamento ad una discarica è caratterizzato dai tanti rifiuti che incorniciano ambo i lati della strada. La discarica vera e propria è di circa 100.000 metri cubi di spazio, anche se è occultata (ma non del tutto invisibile) da strati e strati di terreno. Il luogo poi è caratterizzato dalle incisioni dei ruscelli formati dalle piogge, e che drenano tutti verso il fiume Mesima. Le piogge, filtrando attraverso il terreno, siccome quest’ultima discarica non è costruita adeguatamente (senza il fondo impermeabile), dopo aver raccolto elementi di grande capacità inquinante, defluiscono tutti verso il Mesima che ormai dovrebbe essere completamente inquinato.

Tangenziale EST di Vibo Valentia: riguardo a questa nuova strada, ho avuto il grande dispiacere di notare che, oltre ad aver distrutto e indebolito fortemente la costiera, che delimita il confine tra Stefanaconi e Vibo, viene utilizzata per differenti scopi, quali: gare automobilistiche e naturalmente per l’abbandono dei rifiuti. Gran parte dell’immondizia che si trovava qui però è stata portata via dall’erosione, e adesso è nascosta dalla nuova vegetazione o da qualcuna delle frequenti frane.

Pajeradi: questa è una discarica vecchia, ormai chiusa dopo la realizzazione della strada. Anche qui c’è il problema della falda inquinata che logicamente defluisce verso il Mesima! Giuseppe mi ha spiegato che il luogo ideale per la formazione di una discarica è proprio un luogo come quest’ultimo: “Incisioni del genere, abbastanza profonde, a distanza di 3 o 4 Km dai centri abitati sono stati gli ambienti ideali per accogliere tonnellate e tonnellate di rifiuti nell’incuranza di tutti…” E poi, forse la cosa che non interessa affatto ai “nemici dell’ambiente”, è che sullo strato di terra, che a mano a mano viene depositata sull’immondizia, viene coltivato foraggio per gli animali: così, secondo il ciclo biologico, le sostanze prima si depositano nel raccolto, poi nella carne di quei poveri animali a cui è somministrato, e infine anche a noi.

Ho chiesto a Giuseppe se nel nostro territorio ci sono residui di sostanze radioattive: “Questa è una domanda a cui è molto difficile rispondere, ma le notizie di questi ultimi anni stanno a significare che nel nostro territorio qualcosa di strano c’è…” Mi ha spiegato che spesso e volentieri nei luoghi meno accessibili (soprattutto vicino all’autostrada), dopo qualche temporale sono spuntati fuori dei bidoni in alluminio e metallo sigillati. Inoltre mi ha spiegato che per verificare la presenza di sostanze radioattive basterebbe qualche contatore GEIGER (strumento utile per misurare le radiazioni di tipo ionizzante, in particolare quelle provenienti da decadimenti di tipo Alfa, Beta e Gamma; costituito da un tubo contenente un gas a bassa pressione dove è inserito un filo metallico). Ma il fatto è che questi controlli non sono mai stati fatti perché in gioco ci sono grossi interessi anche da parte della mafia che, avendo allacci con le industrie del nord e portando i rifiuti qui al sud, ha fatto molti soldi.

Un altro forte problema è che ovunque ci sono persone che hanno un reddito basso e che per meno di 100 € portano in queste discariche abusive i rifiuti di industrie locali (che dovrebbero pagare molto di più in una discarica adeguata); il più delle volte poi, come ho constatato di persona alla “Gurniola”,  bruciano l’immondizia contribuendo alla diffusione di DIOSSINA, agente altamente cancerogeno.

Si sa che i materiali più inquinanti sono batterie (composte da cadmio, piombo, metalli pesanti), frigoriferi, materiali in plastica e in amianto, ovviamente tutti presenti nelle discariche che ho visitato accompagnati da carcasse di auto, mobili vari, inerti, pneumatici…

La cosa che più mi ha colpito da questo studio, è che ho capito che la gente non è abituata a considerare il territorio; ogni buco è una potenziale discarica…

La bonifica di questi siti sarebbe un’operazione tutt’altro che semplice; prima di tutto perché i materiali presenti in discarica sono molto eterogenei, per la bonifica bisognerebbe classificare tutti gli oggetti in base alla loro composizione, operazione estremamente difficile; e poi perché tutto avrebbe un costo economico altissimo in quanto tutto il materiale dovrebbe essere portato in una discarica controllata. Facendo un esempio, un paese di circa 3000 abitanti come il mio, avrebbe enormi difficoltà a sopportare tutte le spese che comporterebbe una bonifica: spese per l’accettazione nel nuovo sito dell’immondizia, spese per effettuare la pulizia delle ex discariche abusive, e spese per il trasporto. Ma in fondo il vero problema è quello che riguarda i politici. Si sentono troppo spesso notizie di finanziamenti vari, ma alla fine questi finanziamenti non arrivano mai a destinazione… Forse hanno paura, “tanto è una cosa impossibile”… Io credo solo che sia una cosa difficile e lunga; difficile…ma non impossibile!

Maria Assunta Bruzzano IV F