School Times: il giornale dei ragazzi stefanaconesi

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Bartalotta Anna, 3° Liceo Scientifico, Vibo Valentia, sabato 22 marzo 2008

Anche le donne alla “chjamata di Santi”

Alcuni paesini della provincia di Vibo, nel periodo pasquale, diventano protagonisti di importanti cerimonie con valenze non solo educative ma anche di trasmissione delle tradizioni. Un tipico evento del mio paesino, Stefanaconi ( sito ai piedi della collina su cui è “posta” la nostra provincia) è la chiamata dei Santi, nel nostro dialetto “A chjamata di Santi”. Un momento atteso da molti, dai più anziani che ricordano i loro tempi passati, e dai più giovani che con stupore guardano le belle e maestose statue che percorrono tutto il paese. I protagonisti di questo evento sono San Giovanni, la Madonna e Gesù morto (in dialetto “u Cataletteju”). Le statue, poste nella chiesa più piccola e più bella di Stefanaconi chiamata “a Chiesiola”, prese in “groppa” da alcuni devoti (i quali offrono una somma alla chiesa per avere questo onore) vengono “chiamate” dal sacerdote che si trova invece nella chiesa madre del paese insieme ai fedeli. Vengono così trasportate, solitamente da uomini. Ma quest’anno c’è stato un eccezionale evento. La statua di San Giovanni, che da secoli veniva contesa dalla gioventù maschile di Stefanaconi, è stata invece portata da quattro ragazze tra le quali era presente la nostra compagna di istituto Maria Assunta Bruzzano. Il fatto ha lasciato molti allibiti: per la prima volta le donne sono diventate protagoniste di questo particolare momento. Così, dopo che le statue vengono presentate alla comunità, inizia la processione per tutto il paese. Per questo momento sacro i protagonisti principali sono gli uomini: essendo le statue abbastanza pesanti bisogna essere forti. Ma queste ragazze non sono state da meno. Hanno trasportato per tutto il paese la statua (senza mai lamentarsi) con leggiadria ed eleganza.

E’ stato quindi un evento straordinario che rimarrà scritto nella storia del mio piccolo paese. Bisogna però cercare di dimenticare il nostro retroterra culturale che ha considerato la donna a un livello inferiore dell’uomo anche a parità di istruzione.

 

 Anna Bartalotta