Giuseppe Fusca martire di Cefalonia

di Nick Fusca e Giovanni Battista Bartalotta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Fusca nasce a Stefanaconi il 9 novembre 1912 da Antonino e da Francesca Fortuna.

Crebbe nella casa sita nel rione Santa Maria studiando fino alla quinta classe delle scuole elementari. All'uscita della scuola “jia o mastru”, andava ad apprendere il lavoro di muratore che gli piaceva molto.

Fu fatto idoneo al servizio militare il 10 agosto 1932: dall’esito di leva rileviamo che era alto 1,67 metri  con un torace di 0,87 metri. Giuseppe aveva una corporatura pesante con capelli castani ed ondulati, un viso largo ed un naso aquilino. Sicuramente un bell’uomo come si può notare anche dalla sua foto in alto; aveva sopracciglia folte, occhi castani, colorito roseo e mento ovale.

Svolse il servizio di leva per sei mesi dopo di che fu messo in congedo illimitato: era il 4 agosto 1933. Giuseppe aveva ventuno anni e lavorava come muratore quando si sposò con Ciurria Elisabetta, sarta.

La nuova coppia andò ad abitare nella casa sita in Rione Santa Maria e l’11 gennaio 1935 nasce Domenico, il loro primo figlio. La famiglia di Giuseppe viveva una vita serena e felice fino a che, dopo l’estate del 1935, l’Italia fascista decise di invadere l’Etiopia e Giuseppe fu richiamato alle armi il 27 settembre 1935. Due giorni dopo entrò a  far parte del 28° Reggimento di Fanteria.

L’8 novembre 1935 fu nominato soldato scelto ed il 18 gennaio 1936 fu promosso caporale guadagnandosi sul campo l’incarico per il suo coraggio, il suo ardimento e per i gesti di altruismo. Come premio fu collocato in licenza straordinaria il 24 gennaio 1936 durante la quale rientrò a Stefanaconi ricongiungendosi con la giovane moglie ed il suo piccolo Domenico.

Intanto il 5 maggio 1936 le truppe italiane occuparono Addis Abeba; il negus Hailè Selassié abbandonò l’Etiopia e la guerra d’Africa ebbe termine. Giuseppe poté così continuare a vivere a Stefanaconi con la sua famigliola dedicandosi al suo lavoro di muratore.

Nel luglio del 1936 scoppiò in Spagna la guerra civile. Il 29 settembre il generale Francisco Franco fu proclamato Capo dello Stato con pieni poteri. L’Italia riconobbe il nuovo governo spagnolo e  decise  di  intervenire  in aiuto della Spagna.

Il 26 dicembre 1936 Giuseppe fu richiamato alle armi in vista dell’intervento nella guerra spagnola ed entrò a far parte del 13° reggimento di fanteria di stazione a Napoli da dove, il  14  gennaio 1937, si imbarcò alla volta della Spagna sulla nave “Lombardia”.

Giuseppe saprà molto tempo dopo che proprio nella stessa giornata dell’imbarco verso la Spagna, a Stefanaconi sua moglie Elisabetta aveva dato alla luce il suo secondo figlio, Vincenzo (detto “Vicenzino”). L’Italia di Mussolini e la Germania nazista decisero dunque l’intervento in aiuto dei golpisti spagnoli. Il corpo di spedizione italiano, comandato dal generale Mario Roatta, nel gennaio 1937 era composto da 35.000 uomini (che successivamente arrivarono a 60.000) ed alla fine della guerra conterà 4.000 morti e 11.000 feriti.

Giuseppe Fusca era uomo coraggioso ed altruista; combatté valorosamente al punto da meritare una croce al valore militare con la seguente motivazione: “Capo arma di fucile mitragliatore, in una azione d’offensiva si comportava con speciale ardimento ed era di brillante esempio ai suoi uomini.”  É nei giorni 14 e 15 giugno che si guadagnò questo riconoscimento in località Monte Jana in Spagna.

Il 4 ottobre 1937 Giuseppe fu promosso vice capo squadra nel ... plotone del 4° Reggimento fanteria continuando a combattere con il pensiero rivolto alla sua famiglia ed al suo “Vicenzinu” che non aveva ancora visto.

La guerra civile in Spagna era sanguinosa e lunga ed ai momenti di nostalgia e sconforto si contrapponevano l’istinto di sopravvivenza e l’ardimento di cui Giuseppe era dotato. Il 14 luglio 1938, a Gonzalbes, località spagnola di montagna a quota 1091 metri, Giuseppe combatté valorosamente guadagnandosi una medaglia di bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione: “ Graduato Capo Arma, con ardimento e sprezzo del pericolo, attraversava zona battuta intensamente da fuoco nemico per spostare la propria arma in posizione avanzatissima. Rimasto ferito nel coraggioso tentativo, rinunciava di essere soccorso per non sottrarre uomini al combattimento, dimostrando alte virtù militari e spirito di sacrificio”. La guerra di Spagna volgeva al termine ed il calvario di Giuseppe ebbe fine il 20 ottobre 1938 quando rimpatriò col piroscafo “Calabria”; sbarcò a Napoli dove fu sottoposto a visita medica, riconosciuto in buona salute, ed assegnato nel distaccamento di Nocera Inferiore dove giunse due giorni dopo. Durante i combattimenti in Spagna Giuseppe si segnalò per il suo coraggio tanto da meritare oltre che la croce di guerra anche una Medaglia Commemorativa ed una Medaglia di Benemerenza. Come premio Giuseppe fu trasferito a Catanzaro potendo successivamente rientrare in licenza premio a Stefanaconi dove finalmente si ricongiunse alla sua famiglia tenendo tra le braccia, per la prima volta, il suo Vincenzino che non aveva ancora visto.

Il 1° gennaio 1939 fu assegnato definitivamente nel primo plotone, squadra rifornitori, della 64° legione di Catanzaro. All’inizio del 1939 ebbe termine la guerra di Spagna. Il governo franchista fu riconosciuto da tutte le maggiori potenze mondiali.

Ma non c’è pace in quegli anni tristi. Il 6 aprile 1939 l’Italia invase l’Albania. Giuseppe fu richiamato in servizio il 13 aprile 1939 nel 19° Fanteria  ma venne ricollocato in congedo illimitato il 10 agosto 1939 essendo terminata la guerra d’Albania con l’annessione della stessa nell’impero d’Italia.

Giuseppe Fusca aveva 27 anni e, come tutti, il desiderio di vivere una vita normale con la sua famiglia. Il 24 agosto 1939 nacque finalmente una figlia femmina: è Francesca  che il padre vedrà nascere ma che non vedrà crescere. Il destino non consentì a Giuseppe ciò che a noi ora sembra normale: vivere la propria esistenza in un sereno ambiente familiare e lontano da guerre fratricide.

L’Italia affiancò la Germania nazista e dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna: era il 10 giugno 1940. Il 28 ottobre 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Grecia e la invase.

Giuseppe venne richiamato alle armi il 20 marzo 1941 nel 207° Fanteria di Catanzaro oramai in pieno conflitto mondiale. Il 7 febbraio 1942 era nel 48° battaglione mortai, terza compagnia di Chiaravalle, dove ricevette i gradi di sergente maggiore. Il 28 marzo 1943 partì da Bari alla volta della Grecia dove sbarcò nella cittadina di Patrasso: era il 2 aprile 1943. Faceva parte del 317° battaglione di Fanteria “Acqui” che combatté nei territori greci e albanesi. Il compito del suo battaglione era quello di presidiare insieme ai tedeschi l’isola di Cefalonia.

Il 25 luglio 1943 Mussolini fu destituito dal suo incarico e fatto arrestare dal Re Vittorio Emanuele che nominò il generale Badoglio come capo del governo: era la fine del fascismo!

Di colpo i soldati italiani si ritrovarono avversari dei tedeschi che fino a quel momento erano stati i loro alleati. Il 14 settembre 1943, nell’isola greca di Cefalonia nel Mar Ionio, la divisione “Acqui”, forte di 10.000 uomini, rifiutò di obbedire all’ordine dei tedeschi di consegnare le armi e di arrendersi. La battaglia di Cefalonia si concluse il 24 settembre con la fucilazione dei sopravvissuti da parte dei tedeschi. I pochi superstiti si affiancarono ai partigiani greci e continuarono a combattere.

Ebbe fine qui la vita di Giuseppe Fusca, martire di Cefalonia: gli fu riconosciuta la qualifica di Partigiano Combattente nella formazione partigiana Divisione “Acqui”.