Franza il portale di Stefanaconi

 

"I calvari"

 

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“I calvari segnavano la fine dell’abitato, erano costruiti al termine del paese, una posizione significativa perché così i calvari si pongono tra l’esterno e l’interno, e, rappresentando il ricordo della passione e morte di Cristo. Ma Cristo muore e attraverso la sua resurrezione tutta l’umanità risorge, questo è anche il senso liturgico, il senso cristiano della risurrezione di Cristo. I calvari costituiscono una sorta di protezione simbolica di tutto l’abitato rispetto alle negatività, ai pericoli. Come le mura recintavano lo spazio abitato proteggendolo dai rischi realistici, c’è anche la necessità di proteggerli da un rischio simbolico, rappresentato dalla negatività. Il Cristo e il calvario costituiscono la protezione massima per l’abitato. Il calvario costituisce una linea di demarcazione, è la protezione massima. Stabilisce una sorta di “al di qua e al di là”. Divide lo spazio dove c’è la legge, la comunità, la città, da uno spazio dove c’è il disordine. Nell’architettura tradizionale dei nostri paesi e nella topografia simbolica i calvari assumono un significato fondante, di grandissima valenza, quindi costituiscono anche una testimonianza, oltre che architettonica, anche di quella che era la cultura tradizionale dei nostri paesi. Il calvario ha una funzione ancora più complessiva, di protezione di tutto lo spazio. Protegge il noto dall’ignoto, carico di minaccia, di pericolo. Rende lo spazio del paese uno spazio abitabile senza pericolo, ovviamente senza pericolo simbolico”. (Luigi M. Lombardi Satriani)
 

Stefanaconi in effetti ha tre Calvari, ognuno posizionato su una strada che porta fuori paese. L’espansione urbanistica ha superato due dei tre calvari, che ora sembrano costruiti all’interno del centro abitato.
 

Uno, non più esistente, era situato proprio davanti l’attuale edificio comunale, in località Tre Croci, punto di arrivo, fino a un paio di decenni fa, di tutte le processioni. Questo Calvario venne demolito nel 1999, e una cinquantina di metri più in là venne eretto l’attuale di forma triangolare. Nella foto, il Calvario "di Cruci" prima del suo rifacimento del 1975.
 

Dal lato di Vibo c’è l’altro Calvario ormai assorbito dall’urbanizzazione. E’ il Calvario di Santa Maria che, secondo Anna Arcella era stato eretto al posto della chiesetta di San Giuseppe che lì doveva trovarsi. E’ una ipotesi quella dell’Arcella non documentata da atti; io ritengo che il Calvario sia preesistente alla chiesa di San Giuseppe della cui ubicazione poco o nulla si sa.
 

Il terzo Calvario è situato in campagna, lungo la strada che porta nelle campagne di Stefanaconi, in direzione San Sosti. Questo calvario è l’unico a non essere assorbito dall’espansione urbanistica di Stefanaconi.


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Ultimo aggiornamento il 15/04/2013