Santa Maria
chiesa antichissima, eloquente simbolo
della "Storia di Stefanaconi" - agosto 1998
A Maria, Madre di Gesù, sono intitolate tre delle quattro chiese esistenti nel territorio di Stefanaconi. Una sola, però, è, per antonomasia, "SANTA MARIA": quella detta, oggi, "del Carmine" e un tempo “della Consolazione”, ubicata nella località detta "Martino".
Nei secoli 12° e 13° c'era già, al pari di quella di Pajeradi, allora appartenente allo scomparso villaggio di Motta San Demetrio. La pila dell'acqua benedetta, nella cappella di san Vito, reca incisa la data 1408 con la linea orizzontale del 4 quasi invisibile. Santa Maria funzionò da Chiesa Madre fino a quando non fu eretta quella sull'area oggi occupata da Piazza Madonnina. Documenti vari la definiscono "extra moenia", cioè fuori del centro abitato.
Nell'«Apprezzo dello Stato di Soriano», del 1650, è descritta come "Chiesa fore la Terra, poco distante, sotto il titolo di Nostra Signora della Consolazione, coverta a tetti", con in testa l'altare maggiore, col soffitto, con l'icona della Madonna, con la sacrestia in parte crollata, nella quale si celebrava messa due volte la settimana.
La sacrestia in rovina, i due muri risultati pericolanti nel 1759, tradiscono scarsezza di mezzi economici, grande povertà della popolazione, più che trascuratezza.
Dall'ordine impartito dall'autorità ecclesiastica "ai congressi", di provvedere al consolidamento del tempio, si evince chiaramente che in esso, pur senza il riconoscimento ufficiale (il primo Regio Assenso risale al 1777) operava un sodalizio, che provvedeva alla sepoltura dei defunti, all'assistenza dei membri infermi, oltre ad esercitarsi nelle pratiche di pietà religiosa.
Dai gradini di questa vetusta chiesa, innocenti neonati, anche forestieri, nell'oscurità e nella quiete della notte, con i loro vagiti, hanno implorato protezione e aiuto. Protezione e aiuto prontamente accordati da persone delegate a questa specifica mansione.
Orecchi attenti riescono ancora a percepire le voci dalle sepolture occultate dal pavimento e che ricordano persone di ogni età, di ogni ceto sociale, interi nuclei familiari cancellati da grandi calamità naturali. In questo luogo, infatti, sono state inumate tutte le vittime del terremoto del 1659 e parecchie di quello del 1783.
All'interno e all'esterno di "Santa Maria", "IMMOBILE DI NOTEVOLE INTERESSE STORICO ARTISTICO", secondo la Dichiarazione della Soprintendenza ai Beni Ambientali, datata 1984, accanto a momenti di grande commozione, di spensierata festa, non sono mancate le amarezze, i risentimenti, le liti: tra gli stessi confratelli; tra confratelli ed ecclesiastici; tra confratelli ed organisti. Le Immagini sacre venerate, come vuole la religiosità popolare, quella del passato e del meridione in particolare, riflettono le esigenze personali dei devoti.
In epoche in cui le abitazioni erano in gran parte malsane; pessime le condizioni igienico-sanitarie della popolazione, pressoché inesistente l'assistenza medica, solo il miracolo poteva essere di aiuto.
Infatti, oltre che alla Madonna, ci si affidava ai Santi Medici per essere guariti da tutte le malattie, senza alcuna distinzione; a SanVito per essere liberati dall'idrofobia, propria dei cani, ma trasmissibile all'uomo, e dalla "Corea", nota comunemente come "Ballo di san Vito".
Sant'Antonio abate, il monaco dalla bianca barba, si invocava a salvaguardia dei campi e degli animali domestici. Ben a ragione, in un saggio di diversi anni fa, un sociologo cattolico così scriveva: “In una quotidianità miserabile ove si è abituati ad attendere la grazia come sola possibilità di novità di vita e ove le risorse e le capacità individuali trovano difficile, quasi impossibile l’affermazione, il contadino si affida e invoca il miracolo.”
Il santo con i suoi miracoli non rappresenta una storia a parte: la sua vita non sta al di fuori del complesso delle vicende quotidiane delle popolazioni locali, non è un'evasione o un'appendice folkloristica, ma fa parte pienamente della struttura della società, la compenetra di sé e a suo modo la esprime, nel segno ovviamente della sua dimensione culturale particolare.
Sorvolando su alcuni atti compiuti, in un passato non proprio remoto, dai congregati, (vendita di beni mobili e immobili, ad esempio), non si può tacere che ancora oggi la chiesa di Santa Maria mantiene il suo primato: è infatti l'unica sul territorio ad avere le campane elettrificate, che in determinati momenti della giornata diffondono nell'aria il loro melodioso suono.